ARRIVO A MOTEGI
Il primo round di questo viaggio si svolge al Mobility Resort Motegi, un circuito originariamente chiamato Twin Ring Motegi. Il nome deriva dalla struttura che ospita due piste da corsa: un ovale di 2,5 km e un tracciato stradale di 4,8 km. Il circuito fu costruito nel 1997 dalla Honda Motor Co., Ltd., come parte dell’impegno dell’azienda per portare la serie Championship Auto Racing Teams (CART) in Giappone, contribuendo così a promuovere le corse americane a ruote scoperte. L’ovale è stato utilizzato per l’ultima volta nel 2010 dalla Indycar Series. Il 1° marzo 2022, in occasione del 25° anniversario dell’impianto, il nome del circuito è stato cambiato in Mobility Resort Motegi. L’evento più importante che si disputa sul tracciato stradale è il Gran Premio motociclistico del Giappone, che si tiene ogni anno. Oltre a questo, ogni anno il circuito ospita anche gare del campionato nazionale Super Formula e della Super GT. Per raggiungere Motegi da Tokyo, bisogna arrivare a Mito e percorrere circa 35 km fino al circuito. Durante il tragitto, è possibile ammirare la campagna giapponese, caratterizzata da case basse e un verde rigoglioso, con sport come il ciclismo, il golf e la corsa che attirano il turismo locale.
Probabilmente i costi in queste zone non sono troppo elevati. Per quanto riguarda la gara, purtroppo non è l’anno migliore per Aprilia. Il team è in fase di transizione, con diversi cambiamenti, soprattutto per quanto riguarda i piloti. Un aspetto che mi colpisce ogni anno, a fine stagione, è l’aumento dei casi di piccoli disturbi che coinvolgono tutti, dai meccanici agli ingegneri: raffreddori, influenze, disturbi gastro-intestinali e così via. Questi sintomi non sono tanto legati ai cambiamenti climatici, quanto allo stress accumulato in 200 giorni di trasferta in giro per il mondo. Nonostante tutto, il team è in buone condizioni e si sta preparando per il futuro con un buon spirito. Cosa non avevo fatto a Motegi Arrivare tardi la sera senza valuta locale. Sebbene in Giappone quasi tutte le carte di credito siano accettate, fuori dalle città non si trova facilmente una cena dopo le 19:00-19:30. Inoltre, in molti ristoranti non accettano carte di credito. Mi sono trovato in una situazione imbarazzante: un ristorante aperto e una signora che, candidamente, mi ha detto “No carte di credito, no dollari, no sterline”. Proprio in quel momento è apparso un signore vestito in modo molto appariscente, come un incrocio tra una Ducati e una Ferrari, e ha pronunciato l’unica parola in inglese che la signora sembrava apprezzare: “commission”, ovvero il 10% in più sul conto. Alla fine ho dovuto pagare un anticipo di 50 USD, che era quasi il triplo del costo della cena. Dopo numerose insistenze, la signora ha restituito circa 30 USD, ma ha applicato una seconda commissione del 10%. Benvenuto in Giappone! Forare una gomma al buio.
Durante il ritorno in hotel, a fine giornata, ho sentito un forte rumore e ho capito subito che la gomma era esplosa. La ruota di scorta non c’era e l’unico strumento a disposizione era un compressore. Ho chiamato il mio contatto locale, Kenji Suzuki, un partner della nostra agenzia viaggi, che si trovava a circa 50 km da me. Dopo avergli inviato la mia posizione, mi ha assicurato che sarebbe arrivato in circa 30-40 minuti, e ha mantenuto la parola, arrivando con puntualità e gentilezza, alle 20:00 di sabato sera. Successivamente, con l’intervento dell’assicurazione e della polizia, il carro attrezzi è arrivato e, con la stessa cortesia, ha risolto la situazione. La mattina seguente, alle 8:00, avevo già un’auto sostitutiva! Kenji è stato fondamentale in tutto questo, visto che nessuno parlava inglese, e io non parlo giapponese. Cosa non avevo fatto a Tokyo Colazione in un Kissaten. Il Kissaten è un caffè tradizionale giapponese, molto diffuso nelle province al mattino. Il “Morning Set” consiste generalmente in toast morbidi, un uovo e una bevanda a scelta, preparati in stile giapponese ma con un tocco occidentale.
A Tokyo, ho scelto il Cafe Tomorrow ad Asakusa, dove avevo il supporto di mia figlia, che mi ha consigliato il posto. È un’esperienza interessante, che offre una selezione di piatti mattutini e un ottimo caffè long black. Robot Restaurant. Non avevo ancora visto lo spettacolo famoso di Tokyo chiamato Robot Restaurant. Si tratta di uno spettacolo caotico e colorato, con robot, ballerini neon e musica techno, che ricorda l’estetica delle animazioni giapponesi. Il matinée inizia nel tardo pomeriggio ed è un’esperienza davvero unica grazie agli inchini giapponesi. In Giappone, l’inchino è il saluto tradizionale, sostituendo le strette di mano o i baci sulla guancia. Esistono diversi tipi di inchini, a seconda della situazione. Un inchino di circa 5° è informale, mentre uno di 15° è più formale. Un inchino di 30° è usato per ringraziare o onorare qualcuno di importante, e uno di 45° viene fatto per scuse o per mostrare profondo rispetto.
PHILLIP ISLAND ECCOCI!
La storia del motorsport a Phillip Island risale al 1928, quando il pilota britannico A.C.R. White vinse il primo Gran Premio d’Australia con la sua Austin 7 su un percorso stradale di 6,5 miglia. Il Gran Premio si svolse ogni anno fino al 1935, quando le corse motociclistiche iniziarono a guadagnare popolarità. Nel 1941, eventi a causa della scarsa sicurezza misero fine alle gare su strada. La pista attuale è bellissima e si inserisce in un panorama unico. La logistica per arrivarci è perfetta, con ampi spazi di parcheggio. Il servizio durante l’evento è garantito da un gran numero di persone che lavorano gratuitamente, con l’intero ricavato destinato a scopi sociali. Durante le prove, il meteo è stato variabile e le sessioni sono state rimandate per pioggia torrenziale. Nonostante tutto, Aprilia Racing ha ottenuto un buon risultato con Maverick Viñales, che però ha avuto un incidente durante la gara sprint a causa di un tamponamento con un altro pilota. Nonostante le contusioni riportate, Viñales è riuscito a riprendersi velocemente e a partecipare alla gara del giorno successivo. Ho avuto anche il piacere di scambiare qualche parola con Giacomo Agostini, il più grande pilota di tutti i tempi. Ha gareggiato con la MV Agusta 500 e indossava la storica tuta bianca. È un uomo elegante e ancora oggi un punto di riferimento per tutti noi. La serata è trascorsa velocemente tra cene e discussioni sul lavoro svolto da Aprilia Racing e Lifenet. Ora si guarda già alla stagione futura, con la rotta verso la Thailandia!
Franco Perona
Chief Medical Officer
Lifenet